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Dott. Tommaso Bassi
Medico Chirurgo
Specialista in Psichiatria
Laurea Università Statale di Milano 2001
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DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) può presentarsi sia nell’infanzia che nell’età adulta, anche se l’incidenza massima la si ha tra i 15 e i 25 anni. Colpisce circa il 2-2,5% della popolazione generale, tende, soprattutto se non trattato, a cronicizzare, anche se con fasi altalenanti di miglioramento e di peggioramento; a volte si aggrava fino a compromettere il funzionamento in diverse aree di vita e raramente è episodico e seguito da una remissione completa dei sintomi; ad oggi esistono però approcci integrati di terapie farmacologica e psicoterapia ad indirizzo cogntivo-comportamentale in grado di ridurre la gravità dei sintomi, fino, in alcuni casi farli scomparire del tutto.
Il DOC è caratterizzato dalla presenza di due peculiari sintomi: le ossessioni e le compulsioni; possono però anche essere presenti le sole ossessioni. Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini che insorgono improvvisamente nella mente e che vengono percepiti come intrusivi (la persona ha la sensazione che “irrompano da soli” o che siano indipendenti dal flusso di pensieri che li precede), fastidiosi e privi di senso (ovvero la persona ha la sensazione che siano irrazionali, esagerati o comunque non giustificati o poco legati alla realtà presente).
Esempi di ossessioni sono pensieri come “Potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della discoteca” o “Non devo pensare al nome delle persone a cui voglio bene se sono vicino ad un ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi”, “Se non apro e chiudo gli occhi 5 volte quando il semaforo diventa rosso, qualcosa di brutto accadrà”, “ Potrei dire qualcosa di brutto senza accorgermene”.
La seconda categoria di sintomi sono le compulsioni o rituali. Consistono in azioni mentali e comportamentali che si manifestano in risposta alle ossessioni e che ne rappresentano un tentativo di soluzione; di solito sono seguite da un senso di sollievo dal disagio causato dalle ossessioni, seppure un sollievo solo temporaneo. Ad esempio, disinfettare le mani con amuchina come risposta all’ossessione “le mie mani sono piene di germi pericolosi”, è un tentativo di allontanare il problema della percepita o temuta contaminazione; evitare di toccare le maniglie delle porte o portare i guanti rappresentano un tentativo di prevenire la ricomparsa del pensiero di essere contaminato. Ancora fare un preghiera in risposta all’ossessione “ho pensato un numero che porta male”, rappresenta un tentativo di rassicurarsi circa il timore che possa per propria responsabilità accadere qualcosa di negativo per sé o altri.
Le caratteristiche peculiari del disturbo sono la ripetitività, la frequenza, la persistenza dei pensieri ossessivi e delle eventuali compulsioni e la sensazione che tali sintomi siano in qualche modo imposti e a cui non ci si possa sottrarre; le ossessioni spesso vengono vissute come pensieri parassiti che arrivano, si annnidiano nella mente senza andarsene se non dopo aver agito la compulsione che diventa un rituale coatto e irrinunciabile, necessario per diminuire l'ansia derivante dall'ossessione.
Il disturbo viene riconosciuto come tale solo se la presenza di ossessioni e compulsioni comporta una marcata sofferenza, compromette il normale funzionamento sociale e lavorativo del soggetto e i contenuti son per lo più egodistonici. I contenuti tipici del disturbo sono quelli di controllo, di ordine e simmetria, di contaminazione, di accumulo (nel DSM-5 a tale contenuto è riservata una sezione specifica), superstizione o pensiero magico; come precedentemente evidenziato, esistono anche DOC caratterizzati da soli pensieri: è il caso di chi è ossessionato dal timore di essere o diventare omosessuale o pedofilo o di chi ha il terrore di essere colto da un’aggressività improvvisa e incontrollabile e fare del male a chi gli sta accanto.
Chi soffre del disturbo tende a nascondere le proprie preoccupazioni: percepisce i suoi comportamenti e pensieri come assurdi e inquietanti e se ne vergogna. Espressioni frequenti in chi soffre di DOC sono: “Non capisco perché mi comporto in questo modo”, “Forse sto diventando matto!” o “Se le persone sapessero che ho questi pensieri mi prenderebbero per pazzo!”.
Nel DSM-5 il DOC acquisisce, rispetto al DSM IV, una dimensione a sè in cui sono presenti altri disturbi come il dismorfismo corporeo, il disturbo da accumulo, la tricotillomania e il disturbo da escoriazione che con esso condividono l'essenza psicopatologica; esce quindi dal capitolo dei disturbi d'ansia e viene meglio specificato il grado di insight con l'introduzione del concetto di "convinzioni deliranti" nel caso di assenza totale di insight di malattia.
In base ai criteri diagnostici del DSM-5, nel disturbo ossessivo-compulsivo devono essere presenti le seguenti condizioni:
Le ossessioni sono definite da 1) e 2):
1) Pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento del disturbo, come intrusivi e indesiderati e che nella maggior parte degli individui causano ansia o disagio marcati.
2) Il soggetto tentea di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè mettendo in atto una compulsione).
Le compulsioni sono definite da 1) e 2):
1) Comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto in risposta a un'ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.
2) I comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre l'ansia o il disagio o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; tuttavia, questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.
Nota: I bambini piccoli possono non essere in grado di articolare le ragioni di questi comportamenti o azioni mentali.
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